martedì, Novembre 5, 2024
Società

Il secondo cervello, l’irrazionalità e l’educazione.

Analisi del dott Gaetano Marino

Negli ultimi anni il secondo cervello, ovvero l’intestino e il microbiota, è diventato un tema di primaria importanza in molti ambiti di ricerca. Il suo ruolo è centrale perché oltre a sintetizzare la maggior parte della serotonina presente nel nostro corpo (intorno al 95%) è centrale per il mantenimento delle nostre difese immunitarie. Il collegamento tra cervello, microbiota e intestino influenza molto la nostra parte irrazionale ed emotiva. Esso è rappresentato dal nervo vago che arriva dall’intestino fino al midollo allungato per poi portare tutte le informazioni all’interno del cervello. Sembra che le parti del nostro cervello più sensibili siano:  l’insula, il sistema nervoso enterico, il sistema dopaminergico, la substantia nigra, il nucleus accumbens, l’amigdala, talamo e ipotalamo, corteccia prefrontale, l’ippocampo, la corteccia cingolata, l’insulina, l’ipofisi, surrene. Tutte queste parti del cervello compiono i compiti più svariati, la dopamina regola il ciclo del sonno, l’attenzione, controllo dell’umore, i meccanismi di ricompensa e piacere e altro ancora, essa viene sintetizzata nella substantia nigra e nell’ipotalamo e nel nucleus accumbens. Un altro ruolo importate della dopamina  è quella di essere precursore dell’adrenalina. Da alcune ricerche è emerso come il Parkinson possa avere come precursore alcune problematiche alla base del microbiota, ovvero i batteri presenti nel nostro intestino, le alterazioni risalgono e vanno a intaccare il sistema dopaminergico portando di conseguenza la malattia dall’intestino al cervello. Si è anche visto come il microbiota vada a formarsi subito dopo la nascita, in contemporanea con lo sviluppo cognitivo, un mancato sviluppo del microbiota potrebbe essere responsabile di alcune patologie a carico del sistema nervoso centrale. Inoltre, la dopamina è molto importante per chi svolge un lavoro di marketing perché controllando il circuito della ricompensa essa preferisce la soddisfazione dello stimolo in modo immediato, portando la persona a sviluppare delle dipendenze. Esso oltre a essere un problema medico, poi diventa anche sociale e legale quando le dipendenze portano il soggetto a compiere atti illegali. Il problema della posticipazione della ricompensa e dell’attesa è da sempre un qualcosa che interessa sia la pedagogia e la psicologia. Si cerca di insegnare come sia più importante una ricompensa maggiore in futuro piuttosto che un qualcosa di effimero ora. Quando questo non riesce e si sprofonda nella dipendenza poi si cerca di recuperare il soggetto ed entrano in azione sempre educatori, psicologi e pedagogisti. L’amigdala invece gioca un ruolo importante nella regolamentazione delle nostre emozioni specialmente dell’empatia, ma l’amigdala è anche collegata al nucleus accumbens e come abbiamo detto in esso viene sintetizzata la dopamina creando un collegamento con l’intestino. Quindi se viene influenzato dall’intestino viene portata ad agire irrazionalmente o come si dice di “pancia”. L’ipotalamo che si trova vicino l’amigdala regola la stimolazione del tratto gastrointestinale, l’omeostasi, la memoria e l’apprendimento, ed è coinvolto nell’attività ormonali, nello specifico insieme all’ipofisi e al surrene rilasciano gli ormoni tiroidei, gli ormoni della crescita, ossitocina (ormone importante per l’attaccamento relazione, la stimolazione del comportamento materno e nei comportamenti sociali). Anche in questo caso il collegamento è chiaro. Questo asse ipotalamo-ipofisi-surrene è stato studiato in relazione al microbiota[1] analizzando campioni di feci, e misurando le concentrazioni nel sangue degli ormoni dell’asse ipotalamo-ipofisi-ghiandole surrenali. Si è scoperto come il 95% di essi aveva una malattia cronica, il 66% un problema psichiatrico, il 49% presentava diabete di tipo 2 e il 44% aveva una storia di abuso di alcol e di droghe. Quindi il mix di ormoni e microbiota può portare a vari scompensi sia di natura di dipendenza da sostanze, malattie varie che colpiscono l’intero corpo. Anche la corteccia prefrontale che guida le decisioni personali che regola il cosiddetto libero arbitrio ma anche i comportamenti legati alla dipendenza e il circuito dopaminergico incide anche lì, incidendo anche sull’apprendimento delle gerarchie sociali e quindi il modo di vivere in società. Nelle scuole recentemente il Miur ha pensato bene di iniziare una campagna di educazione alimentare per sensibilizzare i giovani verso una corretta alimentazione e verso un corretto uso degli alcoli, perché essi transitando per l’intestino vanno ad alterare i 500 milioni di neuroni lì presenti e il microbiota e di riflesso il cervello. La domanda che ritengo importante è, come tutto ciò si ripercuote sulla nostra vita? Come dicevo il circuito della ricompensa nella società liquida e materialista la fa da padrona visto che siamo circondati da tanti stimoli sia a livello di neuromarketing, lampante l’esempio del black Friday che cerca di farci comprare il più possibile in un piccolo lasso di tempo per farci pensare che esso sia molto conveniente, in modo tale da farci sentire soddisfatti per aver esaudito un desiderio in fretta, anche se poi in realtà quel prodotto non ci serve, serve solo la soddisfazione di aver soddisfatto lo stimolo. Questo avviene anche tramite l’uso degli smartphone, creando una dipendenza dal loro utilizzo vanno sempre a soddisfare il circuito dopaminergico portando gratificazione. Il loro utilizzo compulsivo non solo ha portato un abbassamento della nostra soglia dell’attenzione, ma anche un trasferimento della nostra memoria dal cervello al telefono. I tanti stimoli esterni mostrano i loro effetti anche sulla qualità dell’informazione, spesso le persone tendono  a chiudersi in delle cerchie sociali che portano al circolo delle stesse idee portando a una categorizzazione sociale del sé, escludendo tutti gli altri. Si pensava che con l’avvento dei social e di internet questa cerchia si sarebbe spezzata per via della moltitudine di interazioni e dell’informazioni aggiuntive, ma invece anche sui social si sono creati gruppi sociali chiusi che hanno inasprito il confronto. La sicurezza derivante dal gruppo soddisfa quei bisogni che le persone, in mondo frenetico, faticano a trovare altrove, anche se spesso sanno che queste persone affermano cose scorrette preferiscono restare nell’irrazionalità piuttosto che smettere di favorire quei bisogni istintuali che il gruppo da. Si crea un circolo di disinformazione che già di per sé complica molto la possibilità di comprendere ciò che ci succede attorno, poi giocando sulle nostre paure e irrazionalità non è difficile fare perdere la bussola a grandi quantità di persone. Questo oltre a essere un problema della tenuta democratica della società, visto la facilità con cui si possono manipolare le informazioni e quindi le persone, rappresenta anche un problema prettamente educativo, perché se da un lato il nostro cervello è lo stesso di migliaia di anni fa la mole di informazioni non lo è più, perciò ci troviamo incapaci di sintetizzare tutte le informazioni proprio per via della nostra carenza biologica. La scuola, quindi, avrebbe dovuto avere una maggiore implementazione di fondi e di competenze, solo che ci troviamo difronte a un costante abbassamento del livello che non favorisce per nulla i cittadini nelle loro vite. Nell’ultimo periodo però si sta cominciando a indagare su come il cervello si stia adattando all’enorme flusso di stimoli e informazioni e le differenze che potrebbero crearsi tra il cervello dei nativi digitali e degli immigrati digitali. Spesso si sente parlare di life long learning, ovvero un apprendimento costante e per tutta la vita in modo da rendere il cittadino capace di muoversi nel mondo in continua evoluzione ma possiamo dire che in Italia non vi è traccia di tutto ciò. Si intrecciano varie problematiche che vanno dalla biologia alla medicina fino ad arrivare alle scienze umane, anzi si pensa che la pedagogia in futuro sarà una branca della medicina. Capire come le emozioni siano centrali nello studio e come esse però possano anche farci sbagliare strada è importante nello sviluppo professionale dei vari attori che lavorano nel mondo dell’educazione, così che essi possano progettare nel modo più adeguato un piano didattico adatto. Ma se chi si occupa di educare il prossimo non ha le conoscenze che gli consentono di cercare di capire ciò che gli succede intorno, come può far sì che gli studenti siano preparati per essere dei cittadini con una mente critica. Alcune delle conoscenze che potrebbero servire provengono tutte da campi della conoscenza diverse. Cercando di creare un insegnante e un cittadino eclettico si spazierà dall’intelligence che  serve per comprendere le informazioni intorno a noi, alla genetica e l’epigenetica, cosi da comprendere a pieno come si svolge l’apprendimento e come le trasformazioni culturali e ambientali vadano a modificare il nostro corpo. Ma anche le neuroscienze, per capire come funziona il cervello e di come si sta modificando attraverso le trasformazioni odierne, così come la bioingegneria per prepararsi al meglio e capire se e quando ci potrà essere una ibridazione uomo-macchina e se esso sarà proficua per noi; l’empatia per migliorare i rapporti sia tra docente e studente, ma anche tra tutto il resto della società, senza dimenticare i pericoli dell’empatia che a volte rischia di essere selettiva, ovvero solo per le persone che conosciamo. E ancora, la comunicazione pubblica per far comprendere ai cittadini la comunicazione istituzionale e per far si che sia capace di vivere nella società democratica, l’implementazione dell’educazione civica, la creatività e il pensiero laterale per essere parte del cambiamento e di essere altrettanto capaci di comprenderli ed infine la teoria delle decisioni: così da rendere i cittadini capaci di fare delle scelte corrette e non con la “pancia”. Forse questa è una delle cose più importanti da insegnare visto che muovendoci sulle sabbie mobili e non avendo più degli orizzonti predefiniti dobbiamo adattarci continuamente a nuovi modelli che spesso ci lasciano indietro e non ci permettono di decidere in modo lucido e autonomo. Ma non va neanche sottovalutato l’aspetto dell’educazione alimentare così da poter evitare tante patologie spesso giovanili associate al cibo in cui spesso è associata una forte motivazione psicologica ed emotiva. Anche l’educazione fisica tesa a dare un benessere fisico che porta con sé sia benefici psicologici (stare bene nel proprio corpo), neurologici e ovviamente fisici. Non si può pensare che un cittadino o un docente sia esperto di tutto ciò, sarebbe impossibile, però si potrebbe avere una conoscenza che basta a capire come comportarci di fronte alle sfide odierne. Questa nostra irrazionalità intrinseca credo che mostrerà la sua maggiore vulnerabilità quando si comprenderà la portata della rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Come verrà percepita dalle persone comuni un intelligenza artificiale generale di tipo umana che potrà pensare e agire come noi? Ci sono sicuramente vari pericoli e anche in questo campo viene sottolineato come si importante un approccio che vada a combinare sia le scienze dure con quelle umanistiche, ma tuttora manca una regolamentazione capace di dare un risvolto positivo alla creazione di una super intelligenza. Nel caso di un’intelligenza artificiale molto superiore alla nostra, l’umanità non avrebbe molte alternative per cercare di pareggiare i conti con essa. Si potrebbe fare una selezione genetica che porterebbe alla creazione dei feti in vitro andando a rendere inutile la riproduzione come l’abbiamo conosciuta finora portandoci a degli scenari di eugenetica di cui conosciamo bene i risvolti negativi, portando con sé dei problemi di natura etica non indifferenti. Questa soluzione non sarebbe accessibile a tutti, creando un divario enorme tra ricchi e poveri senza risolvere il problema della competizione con l’I.A. (intelligenza artificiale). Una corrente che va per la maggiore e quella del transumanesimo, ossia quel pensiero che incentiva l’ibridazione tra uomini e macchine, in questo campo uno dei precursori è Elon Musk con i suoi chip neurali sperimentati sul cervello dei maiali. Anche qui l’accessibilità dei prodotti non sarebbe alla portata di tutti creando un grande divario tra le varie fasce sociali. Per sopperire al divario economico alcuni suggeriscono il reddito universale in modo che chi non riesca ad accedere agli impianti neurali possa almeno vivere una vita dignitosa, ma anche questa soluzione non sembra essere buona. Queste potrebbero essere delle problematiche future ma oggi stiamo già sperimentando alcune criticità come i bot che sui social sono capaci di influenzare migliaia di persone generando notizie false nelle tendenze di Twitter, facendo credere che quella notizia è vera. Oltre a creare dei bot che supportano una notizia falsa, l’ IA è capace anche di scrivere degli articoli che possono trarre in inganno molte persone. La quantità enorme di informazioni unito al basso livello di scolarizzazione e comprensione delle cose porta con sé grandi svantaggi, quando poi si unisce anche la debolezza che è dentro di noi per natura, ci si trova di fronte uno scenario non confortante. Si diventa delle facili prede di un inganno, basti pensare che il 55° rapporto CENSIS del 2021 mostra come il 10% degli italiani non creda nello sbarco dell’uomo sulla Luna, il 5,8% crede che la terra sia piatta, per il 10,9% pensa addirittura che il Covid non esista. È necessario che ci sia una trasformazione del ruolo del docente, portandolo a essere un intellettuale che deve avviare gli alunni alla creazione di una mente critica, che sia cosciente di sé, perché questa continua disinformazione sta portando a minare le fondamenta della nostra autocoscienza e della nostra democrazia, visto che chiunque abbia delle buone capacità informatiche può mettere in circolo delle informazioni del tutto false che paradossalmente sembrano vere. L’abbattimento degli steccati e un confronto alla pari tra gli studiosi dei campi più diversi possono portare a un inizio di soluzione.


[1] T. Sacco, Scoperta una relazione fra microbiota e asse ipotalamo-ipofisi-ghiandole surrenali,  https://www.fondazioneserono.org/endocrinologia/ultime-notizie-endocrinologia/scoperta-relazione-microbiota-asse-ipotalamo-ipofisi-ghiandole-surrenali/

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